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Ciao a tutti quanti, con l'intervista a Giusy Ferreri vi avevamo lasciato ad "E a questo punto mi faccio una domanda", oggi pubblichiamo un'ulteriore parte dell'intervista fatta alla celeberrima cantante di Non Ti Scordar Mai Di Me..
La terza parte la pubblicheremo domani..


Dica.

"Nessuno nasce con un contratto discografico nella culla, no? Per fare la mia musica dovevo pure mantenermi con un lavoro, non ho avuto il privilegio di poter suonare e basta. È così strano che facessi la cassiera? Sa quanti laureati e studenti sono impiegati in un supermercato?".

Immagino.

"Quel posto è stato una scelta: era uno dei pochi che mi permettesse di lavorare tre giorni su sette, quindi mi lasciava tempo per comporre le mie canzoni, studiare canto e pianoforte. A me fare carriera non interessava, eppure di promozioni me ne hanno offerte, in dieci anni di lavoro".


Forse il fatto del lavoro di cassiera è venuto molto fuori anche perché il proprietario di Esselunga, Bernardo Caprotti, le ha pubblicamente fatto i complimenti dopo la vittoria.


"Il dottor Caprotti mi ha mandato dello champagne, mi ha telefonato e mi ha scritto, a mano, anche una bellissima lettera: si capiva che era sincero, che mi aveva seguito in Tv e che gli piacevo. Ha descritto la mia voce con aggettivi bellissimi".

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Qualcuno direbbe che è solo un modo facile per farsi pubblicità.

"Se anche fosse, non ci troverei nulla di male. E sono andata volentieri in negozio a firmare autografi. Se in questi dieci anni sono cresciuta, l'ho fatto anche grazie ai rapporti nati sul posto di lavoro".


Che cosa ha pensato quando ha letto la notizia di quella cassiera che si è fatta la pipì addosso perché non le lasciavano fare pausa?

"Non ho mai avuto problemi di quel genere. Ma certo mi ha colpito".


È vero o è leggenda che lei cantava all'interfono tutti i giorni?

"Solo appena assunta, a 19 anni. Alla chiusura intonavo qualcosa perché i colleghi, che sapevano della mia attività musicale, mi dicevano: 'Vediamo di che cosa sei capace'. Mi divertivo, ma poi ho smesso. Non volevo banalizzare il mio sogno, farlo diventare una cosa da 'dopolavoro'".


Qual era, all'epoca, il suo stile di canto? Parliamo di dieci anni fa, quando Amy Winehouse era solo una bambina e nessuno ne aveva ancora sentito parlare.

«Ho sempre usato stili diversi. Capisco il paragone con Duffy o Amy Winehouse, ma più che al mio modo di cantare è dovuto ai travestimenti, o agli arrangiamenti rétro dei pezzi. La mia voce è cresciuta piuttosto con il blues di Billie Holiday e Janis Joplin, il rock di P.J. Harvey e Fiona Apple, il dark punk di Siouxsie Sioux, o le metriche scomposte di Vinicio Capossela".


Quindi è stata una scelta degli autori di X Factor quella di farla "assomigliare" ad Amy Winehouse?

"Il programma prevedeva che ci mettessimo a disposizione. Sono stata al gioco. Se avessi scelto io il repertorio, mi sarei presentata con tutt'altri pezzi".

Tipo?

"Avrei cantato Because the Night di Patti Smith, o You Oughta Know di Alanis Morissette. Mi piacciono i pezzi aggressivi, ma anche quelli paranoici, introspettivi. E amo passare dalle urla ai toni malinconici più blues, dove canto 'a singhiozzo'".



Un po' distante, il suo mondo musicale, da quello di Tiziano Ferro.

"Molto. E infatti non avrei mai pensato che un artista come lui potesse avvicinare una personalità come la mia. Ma la canzone è molto vicina alla Giusy del programma, quella che lui aveva visto. In finale era previsto che presentassimo un pezzo inedito ed era evidente che, tra i miei, non ce n'era uno che si prestasse all'immagine della Giusy televisiva. Mi hanno detto che poteva essere un trauma per il pubblico".


Chi è 'la Giusy televisiva'?

"Mi sono stupita io stessa di aver mostrato una versione di me serena e solare. Si è visto solo un quarto della mia personalità. Ma mi è andata benissimo così: gli altri tre quarti non servivano per il programma".


La vera Giusy chi è?

"Una ragazza solitaria, riflessiva, paranoica, problematica, volubile. Si vede anche molto da come mi vesto: se sono positiva indosso un abitino a fiori. Ma se vado a ballare con gli amici a una serata dark, sono irriconoscibile". Mi apre il suo armadio: decine di abiti colorati, di tutti i tessuti e le fantasie, pellicce fluorescenti, boa, vestiti a rete, stivali, sandali, tacchi altissimi, zeppe.

Su Internet girano delle sue foto sexy, diverse da quelle che siamo abituati a vedere.

"Le ho fatte con un amico, anni fa. Adoro il look trasgressivo di Madonna o di Pink, Christina Aguilera, Juliette Lewis, Courtney Love. Anche io volevo mostrare questa parte di me, quindi mi vestivo con la tutina, le catene e le zeppe altissime oppure la vestaglietta, la guêpière. Insomma, ho molte sfaccettature: il mio lato oscuro non è ancora venuto fuori".


E non si riferisce solo al guardaroba.

"Infatti. Sto parlando del periodo buio di cui le dicevo prima. Ha influenzato pesantemente le mie canzoni, quelle che non avete ancora ascoltato, e che inserirò nel nuovo disco".


Di che cosa parlano queste canzoni?

"Di rapporti sentimentali che mi hanno fatto soffrire. Un dolore raccontato in modo molto più arrabbiato, e molto meno romantico, che in Non ti scordar mai di me. Ho avuto storie tragiche".

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