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Quando i medici le hanno detto che avrebbe dovuto sottoporsi ad un trapianto di cuore, l'ennesimo calvario di una vita trascorsa tra un ospedale e l'altro, Hanna ha detto di no. A 13 anni, malata terminale, preferisce sfidare la morte piuttosto che trascorrere altro tempo sul letto di un nosocomio: «Voglio spendere il tempo che mi resta con la mia famiglia». E l'Alta Corte di Londra le ha dato ragione: «Ha il diritto di non operarsi».La storia è quella di Hanna Jones, 13 anni, di Hereford, in Inghilterra. Più della metà della sua vita l'ha trascorsa sotto strettissima osservazione medica. Quando aveva cinque anni i dottori le hanno diagnosticato la leucemia. I medicinali che dovuto assumere per anni gli hanno indebolito il cuore: hanno impedito al muscolo di svilupparsi correttamente. Per questo le è stato applicato un pacemaker e Hanna ha trascorso sette mesi su un letto d'ospedale, tra Maggio e Novembre dello scorso anno. In quell'occasione le fu detto che avrebbe potuto risolvere il problema sottoponendosi ad un trapianto di cuore. Ma Hanna ha detto no. «Sono stanca - ha spiegato la ragazzina - ho trascorso la mia vita vagando per ospedali. Ora voglio solo stare con la mia famiglia».


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La decisione ha scatenato la reazione dell'ospedale, lo Hereford Hospital, che si è rivolto all'Alta Corte, la cui decisione è destinata a far discutere: i giudici hanno respinto la richiesta dell'ospedale, dopo aver accertato «l'irremovibilità della ragazza nel non subire l'intervento chirurgico». Andrew e Kirsty Jones, i genitori, si dicono d'accordo con lei: «Ovviamente noi vogliamo che Hanna stia in vita il più a lungo possibile, ma non la forzeremo a fare una cosa che ha dimostrato di non voler fare». Un'operazione alla quale, in ogni caso, la ragazza rischia di non sopravvivere .




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